“Serradifalco” è un libro scritto da Giuseppe Testa, in occasione del 350° anniversario dell’Amministrazione comunale.
Quest’ultima affidò allo scrittore l’importante compito di raccontare la storia del paese, di tramandare alle future generazioni il loro passato, le loro origini e le loro tradizioni in modo da capire meglio il loro presente.
Dall’opera si evince che la prima volta che compare il nome di Serradifalco è per mano di Giovan Luca Barberi nei “Capibrevi”.
Da sempre appartenente alla Contea di Caltanissetta, dopo varie dinastie susseguitesi alla guida del feudo, è con la famiglia dei Graffeo che si inizia a dare vita al nuovo paese.
La licenza di popolare il feudo fu data il 6 dicembre 1640 e assunse il nome attuale Serradifalco. Da lì si diede vita ad un periodo di attività per popolare il paese ad opera della famiglia sopra citata.
Dopo 35 anni di loro Signoria, la Baronia passa a Leonardo Lo Faso; fu sotto la sua guida che il paese ebbe il suo primo sviluppo demografico, sociale e commerciale nell’arco di un ventennio. Ha provveduto a costruire chiese e a far popolare il paese, infatti da 451 abitanti si passò a 835. Nel corso dei secoli, la popolazione si incrementò fino al 1901, anno di massimo sviluppo demografico con più di 10.000 abitanti, numero che si ridusse fino ad arrivare a quello attuale pari a circa 6.000, costante dal 1989.
L’inizio della costruzione della prima Chiesa Matrice è datata 1653 e corrisponde alla nostra attuale Chiesa San Francesco; di fronte la costruzione è stata costruita la prima casa baronale. Successivamente furono costruite gli altri monumenti religiosi, in quanto Serradifalco ne vanta un elevato numero.
Casa baronale |
Chiesa Madre |
Un altro contributo alla conoscenza della storia del paese alle generazioni future è dato dal libro scritto da Salvatore Galletti, “Serra del Falco”, che fa parte della collana “Vita e Cultura Serradifalchese”.
Innanzitutto nell’opera si evince che giorno in cui si debba celebrare la fondazione di Serradifalco sia il 4 maggio.
Citando tale libro, voglio focalizzare l’attenzione sullo stemma del paese.
E’ diviso in due parti: nel Partito di sinistra è rappresentato un albero al naturale che rappresenta il cognome dei Lo Faso, l’aquila nera e la corona d’oro che identifica il privilegio e il campo d’oro; nel Partito di destra è raffigurato il balteo d’oro perfilato di rosso che sono i colori Regi di Renato d’Angiò, il giglio di rosso che sono emblema e colori dei Reali di Francia, il campo azzurro e i tre pali al naturale esprimono potestà feudale sopra tre feudi.
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